Il concerto, dal titolo Ararat, vede la presenza dei compositori e musicisti Roberto Paci Dalò e Giacomo Vanelli. Il
Monte Ararat: vetta sacra, cuore perduto, simbolo indelebile dell’identità armena. Oggi si erge al di là del confine, in
territorio turco, ma continua a dominare l’orizzonte della capitale Yerevan. È il monte dell’Arca di Noè, della salvezza e
della rinascita, ma anche il monte dell’assenza, della terra negata, del desiderio. Nel silenzio dei suoi versanti innevati si
riflette la condizione della diaspora, la ferita della separazione e, insieme, la speranza di un ritorno.
Con il termine Genocidio armeno, talvolta olocausto degli armeni o massacro degli armeni, si indicano le deportazioni ed eliminazioni di armeni perpetrate dall'Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono circa 3 milioni di morti. Il Genocidio armeno non è mai stato riconosciuto dal governo turco. Il termine genocidio fu utilizzato per la prima volta dal giurista ebreo-polacco Raphael Lemkin per designare, in seguito alle sterminio degli Armeni consumato nell'impero ottomano nel 1915-16, una situazione nuova e scioccante per l’;opinione pubblica; tuttavia, fu solo dopo lo sterminio posto in essere dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale e l’istituzione di un tribunale internazionale per punire tali condotte, che la parola genocidio iniziò a essere utilizzata nel linguaggio internazionale per indicare un crimine specifico, recepito sia nel diritto internazionale sia nel diritto interno di numerosi paesi. Non solo un evento musicale ma un rito laico di ascolto e presenza. Due interpreti – voce, clarinetto ed elettronica – danno vita a una tessitura sonora che attraversa confini temporali e geografici, mescolando linguaggi e strumenti. La musica tradizionale armena viene riscoperta, rielaborata e trasformata attraverso l’uso di tecnologie elettroniche e tecniche contemporanee, senza mai perdere il legame profondo con le sue radici.