Paci Dalò, Italia anno zero

Massimo Schiavoni
Digicult
1 Marzo 2005

Una piccola presentazione di Roberto Paci Dalò è necessaria per addentrarci dentro il nuovo lavoro, Italia anno zero, che sarà presentato in prima tedesca al Maerzmusik di Berlino il giorno 8 marzo 2005.
L’artista più poliedrico della scena internazionale ha scritto e diretto tra Europa, Americhe e Medio Oriente spettacoli teatrali, eventi musicali, performance e installazioni. Direttore artistico della compagnia Giardini Pensili, ha posto al centro della propria attenzione artistica l’investigazione del linguaggio, dei sistemi delle telecomunicazioni applicati ai processi artistici e delle nuove tecnologie. Diverse sue opere sono diventate pezzi radiofonici, installazioni interattive suono/video e progetti on-line. Nel 1993-1995 è vincitore del Premio Berliner Künstlerprogramm des DAAD. Pioniere nell’utilizzo dell’Internet e dell’integrazione tra tecnologie analogiche e digitali, ha realizzato e presentato proprie opere, commissionate da enti radiotelevisivi, musei, festival, in particolare in Italia, Austria e Germania, con lunghe residenze a Berlino e negli USA. Paci Dalò ha creato progetti on-line nei quali grande importanza acquista lo sviluppo di una interattività distribuita. Dalla metà degli anni ottanta ha iniziato a comporre e dirigere opere radiofoniche quali Niemandsland, Quattro canti sulla circolarità del tempo, Many Many Voices, Lost Memories. Diverse di queste produzioni sono state presentate dal vivo in teatri e spazi pubblici. Ha creato nel 1991 a Rimini LADA L’Arte dell’Ascolto, il festival internazionale di radio e Internet. All’interno del festival sono stati realizzati progetti basati sulle possibilità del network alcuni dei quali sono divenuti un riferimento tecnico e artistico per successivi progetti internazionali.
Dal 1999 creatore e curatore di ITACA: il palcoscenico elettronico del Teatro di Roma e direttore del settore Internet & Nuove Tecnologie da lui ideato. Dal 2000 é collaboratore di SPM (Sviluppo Nuovi Prodotti Multimediali), struttura di RadioRai diretta da Gianluca Nicoletti. Ha presentato dal 1985 nei principali festival internazionali opere sceniche e multimediali. Ha lavorato su testi di Gabriele Frasca, Isabella Bordoni, Ingeborg Bachmann, Walter Benjamin, Giorgio Agamben, Marcello Sambati. Ha collaborato con Stalker, Predrag Matvejevic’, Salvo Cuccia, David Moss, Gerfried Stocker, Tullio Brunone, Kronos Quartet, Horst Hörtner, Gabriele Frasca, Giorgio Agamben, Tenores di Bitti, Luigi Lai, E Zezi, Stefano Scodanibbio, Jon Rose, Vinko Globokar, Terry Riley, Giancarlo Cardini, Gordon Monahan, Sainkho Namtchylak, Han Bennink, Joel Rubin, Tom Cora, Llorenç Barber, Moni Ovadia, Patrizio Esposito, Oreste Zevola, Rupert Huber, Robin Rimbaud-Scanner, Richard Dorfmeister…
E i Giardini Pensili? E’ una compagnia basata sulla collaborazione tra artisti, tecnici, teorici. Al centro del lavoro l’investigazione sul teatro, sul linguaggio, sui sistemi della comunicazione applicati ai processi artistici, sulle nuove tecnologie, sulla relazione tra memoria e modernità. Per definire questa ricerca sono state coniate le definizioni: drammaturgia dei media e teatro dell’ascolto. La compagnia, pioniere nell’utilizzo delle tecnologie digitali nello spettacolo dal vivo, ha realizzato e presentato dal 1985 proprie opere – commissionate da festival, enti radiotelevisivi, musei – in Europa, Americhe, Medio Oriente ed in particolare tra Italia, Austria e Germania, con lunghe residenze a Berlino e negli USA. Sviluppa interfacce e hardware/software dal 1993 a Amsterdam (Steim Foundation) e dal 1996 a Linz (FutureLab/Ars Electronica Center). Aree di lavoro: psicoacustica, robotica, cibernetica, radiofonia, reti telematiche, interazione uomo-macchina, elaborazione in tempo reale di immagine e suono. Può bastare…
Con Italia anno zero la compositrice/performer Olga Neuwirth (Klangforum Wien, London Symphony Orchestra, Ensemble Modern, Pierre Boulez…) e il compositire/performer/regista Roberto Paci Dalò si incontrano sul terreno di un progetto particolare e innovativo. Progetto che è una sfida, basato com’è su testi di tre autori importanti (e ingombranti da un certo punto di vista) come questi. Antonio Gramsci, Giacomo Leopardi, Pier Paolo Pasolini. Ognuno di loro è un monumento non solo per la cultura italiana ma anche per quella internazionale. I due compositori/performer si ritrovano attorno a un progetto insolito: una riflessione sull’Italia di oggi e di ieri con testi presentati in forma di concerto scenico da un ensemble di cinque artisti con un organico quanto meno particolare: clarinetti contrabbassi, clarinetti bassi, theremin vox, elettronica, chitarra, sampler. Sorta di noise band dove la densa struttura compositiva e drammaturgica è costruita su parole.
Come funziona Italia anno zero? Si tratta di un concerto scenico che prevede 5 artisti in scena. Insieme ai due autori (impegnati con clarinetto basso, theremin vox, sampler, live electronics) altri tre musicisti con un organico (anche questo inusuale) fatto di due clarinetti contrabbassi, chitarra (elettrica e acustica), elettronica. Immaginiamo allora un suono che dalla Musica massonica di W.A.Mozart si dilata fino alle frontiere del noise. Tutto questo attorno alle parole dove i testi sono utilizzati in italiano e tedesco e fanno da filo rosso allo sviluppo drammatico dell’opera. Il progetto compositivo tiene anche in grande considerazione l’immagine e lo spazio. L’opera vede una scena dove tavoli, sedie e pochissimi oggetti sono creati per definire il luogo fisico dell’azione scenica, Spazio creato anche a partire da suggestioni legate ad alcuni dei luoghi abitati dagli autori dei testi. Luoghi isolati e aperti alla natura (come per Leopardi), luoghi claustrofobici (come la cella di Gramsci), luoghi con diverse tipologie (come il viaggio di Pasolini da Bologna a Casarsa per terminare in un Roma in bianco e nero).
A queste riflessioni sullo spazio scenico si aggiunge un lavoro video/cinematografico creato attraverso una doppia proiezione che contiene l’ensemble stesso. Le immagini video sono in parte basate su materiali di repertorio, in parte girate appositamente per il lavoro e in parte create in diretta durante lo spettacolo grazie all’utilizzo di diverse telecamere posizionate in scena. Una composizione pensata a tutto tondo e che investe qualsiasi parametro dell’opera. Software dedicati consentono l’elaborazione in tempo reale delle immagini in modo da rendere anche la parte visiva flessibile e dinamica in relazione allo sviluppo della partitura. La partitura è su più livelli notando non solamente la “musica” ma ogni tipo di informazione sui diversi parametri dello spettacolo come la luce, il video, i movimenti. Il lavoro vuole poter creare all’interno di una struttura rigorosa e dettagliata, aree di libertà (o autonomia) nelle quale gli interpreti possono contribuire con materiali a loro propri alla riuscita del progetto nel suo complesso. E’ per questo che la scrittura musicale prevede l’utilizzo di notazione tradizionale e grafica allo stesso tempo.
Il movimento tra le lingue crea un’ulteriore possibilità interpretativa nella quale non esiste più o perlomeno non è più così importante il cosidetto “testo originale”. Al contrario, è proprio nella traduzione la possibilità di aprire nuovi orizzonti, nuove possibilità espressive al testo iniziale in italiano. Non sono previste nell’opera voci del vivo. Tutto il testo è campionato ed eseguito in diretta al sampler. Così facendo si vuole “disumanizzare”, de-psicologizzare queste scritture. Toglierle da un’area (pericolosa dal punto di vista delle scelte drammaturgiche fatte da Neuwirth e Paci Dalò) di voce solista accompagnata da un ensemble. Qui le parole sono inesorabilmente intrecciate agli strumenti, alle immagini, allo spazio. Un unico organismo pulsante che nella scansione metrica, sillabica trova il suo motore più potente. Il suono complessivo procede su parametri tali da poter agire concretamente sullo spazio attraverso la fisica stessa del suono. E’ per questo che Italia anno zero prevede l’utilizzo di un impianto suono adeguato di circa 10.000 watt (ma questo è in relazione con gli spazi nei quali l’opera verrà presentata) che attraverso l’impiego di opportuni subwoofer potrà lavorare su frequenze particolarmente gravi e in grado di far risuonare il luogo attraverso le semplici leggi della fisica. E Leopardi – come anche i suoi colleghi – a 10.000 watt acquista possibilità interpretative altre.

Donna Molinari clarinetti
Ernesto Molinari clarinetti
Olga Neuwirth theremin vox, elettronica
Roberto Paci Dalò clarinetti, sampler, elettronica
Burkhard Stangl chitarre, elettronica
Andrea Clausen voce
Sandro Lombardi voce
Natalie Cristiani attrice (film)

ideazione / composizione Olga Neuwirth & Roberto Paci Dalò
film / luci / oggetti Roberto Paci Dalò
live video mixing Filippo Giunchedi
regìa del suono Oliver Brunbauer
direttore tecnico / regìa luci Peter Knögler
organizzazione / tour manager Sabina Schebrak
collaborazione artistica Gabriele Frasca
collaborazione oggetti di scena Francesco Bocchini
modello scene Stefano Cerulli
montaggio film Piero Lassandro
assistente all’animazione Irene Aurora Paci
fotografia e riprese Roberto Paci Dalò, Marco Tani, Nicola Vicenti
coordinamento di produzione Barbara Lebitsch
produzione Giardini Pensili & Wien Modern
in collaborazione con Budapest Autumn Festival, ORF Kunstradio, Terra Gramsci
con il sostegno di Réseau Varèse e della Commissione Europea (Cultura 2000)