Dove batte il cuore digitale
“Reality is not a thing, but an aspect of the thing”
– James Rosen Mystique of the Contour
È nel teatro, che ho la possibilità di sviluppare opere che riuniscono più linguaggi – fondamentalmente la relazione tra suono, letteratura e spazio della visione – secondo procedimenti di sovrapposizione piuttosto che di (con)fusione. Niente ‘opere totali’ quindi, piuttosto opere parecchio ‘parziali’.
La realizzazione di lavori contemporaneamente in più discipline (i luoghi teatro e della musica, come il mondo dei media: televisione, radio, editoria, Internet e dell’immagine: musei, gallerie, public spaces) è un modo per mettere a fuoco – in contesti diversi – un unico progetto artistico (quindi necessariamente filosofico e sociale) giocato sullo scarto percettivo dato dal contesto continuamente differente. Più versioni / traduzioni di un non-originale ciascuna completa e parziale allo stesso tempo per una pratica costante del disorientamento della percezione.
Per una possibile diversa messa a fuoco del quotidiano e del consueto.
Tutto questo definibile per me con una semplice parola: Teatro.
Una pratica artistica che, basata sulla variazione ed elaborazione, cerca di schivare il problema della riconoscibilità, dell’invenzione a tutti i costi, dell’originalità imposta.Senza estremizzare, una cosa sembra più chiara di altre: il futuro (quindi il presente) richiede sempre di più la necessità del lavoro comune, della produzione artistica come risultato di un gruppo piuttosto che di un singolo artista. E la pratica teatrale mostra ciò con chiarezza.
In questa conversazione per Altra musica, altri canti si parla e si ascoltano opere sviluppate in più ambiti (dal teatro, allo studio radiofonico, al museo, allo spazio ‘altro’ definito con una abusata parola: cyberspace…).
Una riflessione che attraversa liberamente alcune parole chiave come: digitale, commento e memoria, filosofia del corpo e della voce, verità e menzogna in arte e nella vita, dicotomia tra culture tradizionali e modernità, culto del libro e miniatura (molti concetti debitori del lavoro di un cultore della miniatura come Walter Benjamin).
– Roberto Paci Dalò